Paesi in via di sviluppo e Germania. Ecco chi fa di più per profughi e rifugiati

La Fondazione Franco Verga segnala l'articolo di Maurizio Ambrosini - sociologo, Università di Milano e Cnel - sul Rapporto annuale sui rifugiati dell'Unhcr, pubblicato su Avvenire.it.

"Il Rapporto annuale sui rifugiati nel mondo non è solo una collezione di dati. Curato dall’Alto Commissariato della Nazioni Unite (Acnur/ Unhcr) e in uscita ogni anno in occasione del 20 giugno, giornata mondiale dedicata appunto ai rifugiati, è una fonte di insegnamenti per opinioni pubbliche perlopiù prevenute o distratte", scrive Ambrosini, "Il primo elemento è l’aumento dei rifugiati, malgrado l’apparente attenuazione dei conflitti in alcune aree calde del mondo, come l’Iraq: a fine 2018 erano 70,8 milioni, con 13,6 milioni di nuovi sfollati, 36mila al giorno, uno su due con meno di 18 anni. Erano 68,5 milioni l’anno scorso, quindi 2,3 milioni in più. Uno dei maggiori successi culturali dei governi del Nord del mondo, e dei media che ne riflettono le posizioni, è quello di far credere che la grande massa delle persone in cerca di asilo prema alle porte dei Paesi sviluppati. In realtà 41,3 milioni sono sfollati interni, ossia hanno cercato scampo in regioni un po’ più sicure del loro stesso Paese. I rifugiati internazionali sono 25,9 milioni, e 3,5 milioni i richiedenti asilo. Anche questi fanno poca strada: 4 su 5 sono accolti nei Paesi confinanti".

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